foto di Laura Saviano

sabato 12 maggio 2012

Sogno numero cinque

Nel mio ultimo sogno le corde della mia chitarra erano usurate. Le guardavo dal letto stendersi logorate sul manico su cui la mia mano tremante, la mia mano sudata, la mia mano stanca, mille volte si è appoggiata, aggrappandosi a una melodia, solo per salvare una giornata. Mi alzavo dal letto, poi la prendevo con il desiderio di suonare un ultima volta prima di cambiarle. Ma non sapevo che canzone fare. Ci pensavo un po' su ma niente. Vuoto. Con che cosa era giusto dare addio a quelle vecchie corde? In tutto quel tempo trascorso non c'era stato niente. Nessuna malinconia per il passato, nessuna emozione, nessun ricordo sufficientemente bello da essere immortalato in una canzone. Una sensazione di vuoto opprimente. Nell'attesa di capire regolavo l'accordatura. Tocco leggermente la chiavetta e il Mi si rompe di colpo. Come sono brevi gli addii, uno vorrebbe sempre dire qualcosa di bello e di importante e poi finisce tutto con uno schiocco metallico. Poi un guizzo di vitalità mi portava in cucina, nel primo cassetto, mescolato a coltelli, cucchiai e forchette, un Mi tutto nuovo. Lo prendevo in mano e improvvisamente sapevo cosa suonare. Questo è il bello della vita. Si può rinascere infinite volte.

1 commento:

  1. mi hai fatto venire in mente il sogno di stanotte nel quale ho capito l importanza del calcio, e il perche e' bello lo sport.
    Sognavo di giocare nell inter e facevo far gol a Milito, ero diventato Cassano!!

    :D

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