foto di Laura Saviano

mercoledì 9 ottobre 2013

DIECI



Un pungente odore di calzini sporchi, un mal di testa sconfitto quando ormai è ora di andare a dormire. La punta del mio naso è fredda come non succedeva da mesi lontani e privi di bei ricordi.

Nelle mie parole al vento di stamani ripetevo che bisogna respingere l'arrivo dell'inverno a colpi di sorrisi e risate.
Ma i canali della Venezia muoiono ogni giorno, immobili, senza corrente, come i suoi avventori notturni che bevono e fumano su quelle torbide acque sicure. Non arriveranno mai al mare, entrambi.

Non riesco a finire niente perché faccio finire tutto, anche i miei buoni propositi e l'ottimismo a tempo determinato, e c'è ancora qualcosa che ostruisce il passaggio, come quel ponte rimasto diga, confine di cemento tra il dolce e il salato. E dopo un panino vegetariano con funghi scaduti, l'umido della notte nelle ossa, dopo che gli altri fumano canne e mangiano carne evocando notti folli e sanguinolente, incontri ravvicinati con ominidi e delinquenti di natura varia, trovare dentro un sorriso diventa impresa ardua.

E' rimasto solo di urlare DIECI nella sala Beckett.

E alla fine condividere tutto questo con voi, amici e non, non offendetevi, è ancora più penoso che scriverlo. Eppure c'è ancora questo bisogno, la speranza silenziosa che giace in fondo alle parole, di essere capiti, almeno da qualcuno.



 

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