Secondo Facebook Caffè Mompracem è
una donna. Me ne sono accorto quando mi ha scritto “sei stata
taggata in una foto”. Mi fa piacere e soddisfazione aver confuso in
qualche modo il grande fratello che ci osserva socialmente. Ma
vaglielo a spiegare tu a quello stronzo di Zuckerberg che un Caffè o
un blog non hanno sesso. Che le parole non hanno sesso e che il verbo
taggare dovrebbe essere bandito da ogni vocabolario di lingua
italiana. Almeno non lo scriviamo, taggare. Suona anche male.
Oggi comunque non parlerò di niente,
anche se poi si finisce sempre con il dire qualcosa. Però ecco
vorrei parlare senza dare alcun senso alle cose. No, non voglio dire
che voglio dire cose senza senso, dico semplicemente che non voglio
darli un senso.
Ma forse, affermandolo, lo sto già
facendo. Ok vabbè ricominciamo.
Secondo Facebook Caffè Mompracem è
una donna.
Secondo molti Caffè Mompracem è una
caffetteria. C'è anche qualcuno che mi ha inviato il suo Curriculum
Vitae. “Esperienza pluriennale nei bar, confidenza con la latte
art”. Ho cercato cosa sia la latte art, anzi l'ho googlato (!!!),
fatelo anche voi. Googlate.
Googlate se gli togliessero una O sembrerebbe uno di quei paesi dell'hinterland milanese, tipo Gallarate, Lambrate, Segrate. Chissà forse esiste davvero, googlate
Goglate e poi fatemi sapere.
Un'altra cosa incredibile è che quasi
nessuno riesce a pronunciare correttamente “Mompracem”. Ho scelto
un nome difficile, lo so. L'ho fatto apposta. Ancor di meno sono
quelli che sanno cosa sia l'isola di Mompracem, le tigri di
Mompracem, Salgari...ma non importa, non me la prendo, è un nome
difficile. E poi se non lo sapete, manco a dirlo, potete sempre
googlare e in un attimo è fatta.
Comunque Salgari (ve lo dico in
anteprima per non farvi googlare troppo) era uno scrittore italiano,
morto più di un secolo fa. Salgari scriveva di terre lontane ed
esotiche che non poteva visitare, perché, come molti sognatori, era
povero, frustrato e solo.
Sconfitto dai debiti, dalla malattia
mentale della moglie e dagli obblighi contrattuali degli editori,
prima di suicidarsi lasciò un biglietto in cui diceva:
“A voi che vi siete
arricchiti con la mia pelle, mantenendo me e la mia famiglia in
una
continua semi-miseria od anche di più, chiedo solo che per compenso dei guadagni che vi ho dati pensiate ai miei funerali. Vi saluto spezzando la penna.” |
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