“Zitto !! Non abbaiare!” - Ad
abbaiare stasera, come tutte le sere, era il cagnolino bianco di
Giovanna.
Io Giovanna la odiavo.
La odiavo perché trovavo che fosse una
portatrice sana di bruttezza e mediocrità. Non era solo il suo
aspetto a darmi quest'impressione, ma anche la sua voce sgradevole e
volgare, o la sigaretta che perennemente teneva in bocca mentre
parlava con le sue amiche del quartiere. E poi quel maledetto
cagnolino bianco che abbaiava costantemente a qualunque cosa si
muovesse.
Se passava una macchina lui abbaiava.
Se passava una bicicletta lui abbaiava. Se passava una persona, un
gatto, un altro cane, il postino, lo spazzino, l'arrotino, lui
abbaiava. Insomma Cico (è questo il suo nome) non stava zitto un
attimo.
Sui cani ho una teoria. La loro
intelligenza è inversamente proporzionale al numero dei latrati
emessi in media in una giornata. Ve la dico proprio così, in maniera
scientifica.
I cani che non abbaiano quasi mai sono
i più intelligenti e sono anche quelli che poi ti saltano alla
giugulare quando devono farlo. Invece per gli altri vale il detto
“can che abbaia non morde”.
Tornando a Giovanna invece si può dire
che la sua vita si svolge perennemente in un quadrilatero di poche
centinaia di metri. Casa, negozio, tabaccaio, casa. Premete il tasto
repeat ed avrete conosciuto la storia della sua vita.
Ma non pensate che Giovanna sia una
donna sola. Grazie al comportamento molesto del suo cagnolino bianco
è riuscita a conoscere in poco tempo tutto il vicinato, divenendo in
breve tempo l'amica e confidente di tutte le altre donne di mezza
età, sole, con cane al seguito, che del mio quartiere sono la
maggioranza assoluta.
La cosa che proprio non sopportavo di
Giovanna era il suo negozio. Non tanto per il fatto che fosse uno dei
parrucchieri (lei direbbe hair stylist) più chic della zona, quanto
perché lei non ci lavorasse mai. E così, mentre un esercito di
shampiste, stagiste, tirocinanti si spaccavano in due per portare
avanti l'attività, la nostra Giovanna intratteneva conversazioni sui
massimi sistemi sui marciapiede con il primo malcapitato.
Ma non con me. Intuito l'odio che
doveva brillarmi negli occhi non appena incrociavo il suo sguardo, io
e Giovanna non ci siamo mai rivolti la parola.
L'unico nostro momento di interazione
si è realizzato quella volta che stava quasi per investirmi
sottocasa mentre guidava il suo gigantesco Suv bianco mentre teneva
in braccio il suo cagnolino bianco.
Di Giovanna in fondo io non so niente,
anche se alcune cose credo di averle intuite. Per esempio che il
bianco è probabilmente il suo colore preferito.
Se la odiavo era sostanzialmente perché
lei per me rappresentava tutte quelle esistenze che si sono arrese ad
una vita mediocre, sedentaria e vuota.
Ma ancor meglio perché sentivo che
anche la mia vita correva il rischio di diventare esattamente così.
E invece ultimamente mi sono reso conto
che qualcosa è cambiato. Lei continua a trascorrere i suoi giorni
nelle strade del quartiere e il suo cagnolino ad abbaiare, ma da
qualche tempo mi sono accorto di non odiarla più.
Non è questione d'abitudine o
d'indifferenza. E' stata un'epifania improvvisa ma che deve essere
incominciata diversi mesi fa. Solo che non ci avevo fatto caso.
In fondo perché devo prendermela così
tanto con la povera Giovanna? Anche se abitiamo a pochi metri di
distanza proveniamo da due galassie distinte. E i nostri microcosmi
non potranno scontrarsi mai perché distanti milioni di anni luce.
Adesso che credo di aver trovato il mio centro di gravità
impermanente, il mio habitat naturale in cui rifugiarmi, ho di
conseguenza imparato a rispettare il suo. Per quanto squallido mi
possa sembrare.
E così stasera, per la prima volta, ci
siamo salutati.
Buonanotte, Giovanna.
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